LUGLIO: LA POLITICA CITTADINA A NOVI LIGURE NON VA IN FERIE

Oggi, sabato 13 luglio 2019, presso la sede del Partito Democratico di Novi Ligure, sita in Largo Valentina, il Gruppo consiliare “Democratici per Novi” ha presentato alla stampa cittadina l’organigramma del Gruppo stesso e nel contempo ha illustrato due interpellanze di rilievo che il neo nato gruppo consiliare ha presentato al Sindaco e alla Giunta comunale.

Prima di soffermarci sulle due interpellanze, ci sembra di rilevante importanza istituzionale la scelta della minoranza consiliare di presentarsi in Consiglio non frammentata sui riferimenti alle singole liste che sostenevano la candidatura a Sindaco di Rocchino Muliere, ma in un unico blocco coeso.

Ricordiamo che le liste che sostenevano Muliere nell’ordine erano: Volt, UNO – PD, ROCCHINO SINDACO e 20 PER NOVI.

Ora i consiglieri comunali eletti tramite queste liste hanno deciso di raggrupparsi – sia pure nel rispetto dell’art. 67 della Costituzione che li pone al riparo di ogni vincolo di mandato imperativo – in un unico Gruppo consiliare di minoranza denominato “Democratici per Novi”.

Questa scelta è condivisibile perché all’interno del Consiglio renderà il dibattito più fluido e trasparente, mentre all’esterno semplificherà i rapporti con la stampa cittadina e quindi con la gente di Novi.

Questa idea nella politica cittadina non è nuova. Il 7 novembre del 1991 nell’allora Consiglio Comunale, il Gruppo consiliare che faceva riferimento al P.R.I. (Partito Repubblicano Italiano), per voce del suo capo gruppo, propose la creazione di un unico Gruppo consiliare di maggioranza.

In quell’epoca la Giunta comunale era formata da esponenti politici eletti nelle liste del P.d.S. (prima P.C.I.)  e del P.S.I. e sostenuta esternamente in Consiglio da Consiglieri eletti nelle liste del Partito socialdemocratico, del Partito repubblicano e dei Verdi.

Novi a quei tempi usciva dalla fallimentare esperienza del Pentapartito che nel 1985 era riuscito, grazie all’innovativa presenza nel panorama politico locale di un agguerrito P.R.I. che era risuscito a conquistare due seggi non realizzando il terso per una manciata di voti, a mandare all’opposizione il fronte popolare della Sinistra che dal Dopoguerra governava in termini egemoni la città.

Era quella una stagione di grandi cambiamenti. La caduta del Muro di Berlino aveva sconvolto il mondo. Si dissolveva la Cortina di ferro e con essa cessava anche una politica che faceva riferimento ad un mondo diviso tra Oriente e Occidente.

Iniziava una nuova epoca, ma una nuova divisione si stava presentando agli occhi della gente dell’epoca, che pensava di uscire definitivamente dall’equilibrio de terrore.

Si stava infatti aprendo un’altra frattura: quella tra gli inclusi e gli esclusi, tra il nord e il sud del mondo, tra chi viveva nel pieno delle risorse e chi moriva di fame sotto il tallone di feroci dittature tenute in piedi dagli interessi corporativi delle grandi multinazionali, in primis americane, inglesi e francesi.

L’8 agosto 1991 la gente dell’epoca vide sui vari TG una cosa impressionante: quasi come un vascello fantasma nella mattinata di quella afosa giornata estiva davanti al porto di Bari si presentò, carica all’inverosimile di esseri umani, la nave Vlora, presa in possesso da 20 mila albanesi in fuga dal loro Paese, che, come formiche, erano dappertutto: sui ponti, arrampicati sulle strutture di servizio, sulle cime e che, vicino alle banchine, si gettavano in mare per raggiungere a bracciate quella che per loro rappresentava la terra della libertà.

Stava cambiando il mondo e con essa anche il nostro sistema politico basato sulla convention ad excludendum per cui alla D.C. spettava la responsabilità del governo nazionale mentre al P.C.I. veniva concesso il potere di amministrare le amministrazioni locali.

Un sistema politico basato sul dualismo di due grandi partiti di massa, la Democrazia cristiana e il Partito comunista, definiti dai politologi a “legittimazione esterna”, perché il primo sostenuto dai dollari statunitensi e il secondo dai rubli dell’Unione sovietica.

Fu proprio in quel quadro e sotto l’onda d’urto emozionale di quanto stava accedendo, che nella sede del P.R.I. di Via Ambrosis a Novi Ligure si sentì l’esigenza, sia pure nel piccolo di una città di provincia, di prendere una posizione e con l’allora segretario politico cittadino, Franco Fossati, si decise di formulare in Consiglio comunale una proposta innovativa: visti i tempi e visti i cambiamenti epocali perché non gettare le basi per un nuovo modello di rappresentanza politica che superasse le antiche etichette di origine ottocentesca?

Ed ecco nascere l’idea, visto che nella Sinistra i motivi ideologici stano andando in crisi, di proporre a Novi la creazione nel Consiglio comunale cittadino un unico Gruppo consiliare di maggioranza di matrice progressista, al cui interno raccogliere i consiglieri eletti nelle liste del P.C.I. poi P.d.S., P.S.I., P.R.I., P.S.D.I. e Verdi, delegando il ruolo di Capogruppo ad un esponente del P.d.S., allora partito di maggioranza relativa.

Il neo nato gruppo consiliare avrebbe dovuto assumere la denominazione di “Club della Torre” con simbolo la Torre civica (mentre la dizione “Club” in omaggio alla Rivoluzione Francese) e l’obiettivo doveva essere quello di permettere a tutti i soggetti che credevano nella democrazia sociale e partecipativa di lavorare finalmente insieme.   

Non se ne fece nulla, anzi la cosa cadde non dico nel ridicolo, ma quasi.

Poi il 17 febbraio 1992 scoppiò “Mani Pulite”, assistemmo alla Caduta degli Dei e di corsa a Sinistra ci si gettò su “L’Ulivo”, che si basava proprio su ciò che restava dei vecchi partiti del cosiddetto “Arco costituzionale”, ma nacque “Forza Italia”, mentre la Lega iniziava a muovere i suoi primi passi e il resto è storia recente.

Se a Novi Ligure nel 1991 fosse stata accolta quella proposta del P.R.I., mirata a creare un unico Gruppo consiliare di maggioranza le cose certo non sarebbero cambiate a livello nazionale, ma per lo meno a livello locale si sarebbero anticipati i tempi!!!!! Purtroppo non fu così.

Oggi vediamo che a livello locale le cose iniziano a muoversi nel verso giusto: la creazione del Gruppo unico consiliare di minoranza va proprio nella direzione della semplificazione della politica e nel superamento delle fratture che da un lato alimentano i personalismi e dall’altro uccidono il vero confronto.

Il nuovo Gruppo consiliare di Minoranza “Democratici per Novi” sarà composto da Rocchino Muliere, Simone Tedeschi, Cecilia Bergaglio, Luca Patelli, Stefano Moro. Capro Gruppo sarà Simone Tedeschi.

Per il resto si è parlato delle due interpellanze con le quali il neo nato Gruppo consiliare chiederà al Sindaco e alla Giunta una politica più pressante sulla questione Ilva e Pernigotti e si chiederanno chiarimenti sulla mancata apertura del Teatro Romualdo Marenco.

Gian Battista Cassulo

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