Ecco un’idea per chi dice che non c’è lavoro. È vero: il lavoro manca perché sono cambiati i meccanismi e i ritmi di produzione in tutti i settori. I robot hanno liberato l’operaio dalla schiavitù della “catena di montaggio” e l’informatica ha manlevato gli impiegati da una marea di carte e di faldoni, mentre la Pubblica Amministrazione, mettendo (ancora a fatica, purtroppo!!!) in rete molti servizi, sta diventando più snella, abolendo code e impiegati.
Manca il lavoro, perché il lavoro che sino ad oggi abbiamo conosciuto NON esiste più o è in via di “pensionamento”.
Questo si chiama progresso. D’altra parte nell’Ottocento, l’umanità non ha forse vissuto un fatto analogo?
Pensate ad esempio alla fatica di milioni di contadini che, curvi sotto il sole, dovevano arare, seminare, tagliare e raccogliere il grano. Quando sui campi sono apparsi i primi trattori mossi dalla forza motrice del vapore, quante sono state le cascine che all’improvviso hanno visto una migrazione dei braccianti dai campi alle città in cerca di nuove occupazioni?
O ancora, pensate ad esempio alle vecchie “Stazioni di posta” che vivevano sul cambio cavalli delle diligenze, che all’improvviso, dopo l’invenzione della locomotiva, dovettero chiudere i battenti e con loro tutto quel mondo che ci girava dentro!!!!
E pensate ancora a quei milioni di contadini che, usciti dai campi, e entrati nelle città si ritrovarono a lavorare come schiavi dentro fabbriche buie e malsane e al comando dei tempi dettati ad esempio dai “telai meccanici“.
E pensate ancora alla fatica che hanno fatto per anni e anni, lavorando con sudore e stress, milioni di operai legati “mani e piedi” vicino alla “Catena di Montaggio” ideata da Henry Ford (1913) e poi estesa a tutto il settore industrializzato (il “fordismo“, qui in Italia leggi “Agnelli“), facendo la fortuna di pochi con la schiavitù dei molti!!!
Oggi per fortuna la robotica, l’informatica e la rete hanno liberato l’uomo da tutto questo. Hanno finalmente spezzato quelle che Karl Marx chiamava le catene del proletariato, e all’uomo per liberarsene non è servita la rivoluzione comunista, ma il progresso della scienza e della tecnologia.
Ma questa liberazione dalla schiavitù del lavoro ha prodotto una nuova schiavitù: quella di sentirsi piccoli ed impotenti di fronte a questo mondo che cambia dove assistiamo, da un lato, ad una impressionante verticalizzazione delle ricchezze e, dall’altro, allo sprofondare delle masse nella povertà (morale e sostanziale) più assoluta.
Marx dunque non aveva torto a pensare ad una rivoluzione imminente, ma non potrà più essere una rivoluzione comunista, ovvero di un ceto contro l’altro, dei poveri contro i ricchi, del proletariato contro la borghesia, delle classi dominate contro le classi dominanti, ma un altro tipo di rivoluzione.
Ovvero una rivoluzione come quella Francese del 1789 dove la nobiltà dovette cedere il posto al Terzo Stato: quella fu una Rivoluzione Culturale, figlia dell’Illuminismo.
Una Rivoluzione vera che tagliò nettamente (in tutti i sensi) i legami col passato, regalandoci oggi a noi un sistema democratico sia pure da perfezionare e sia pure con le sue contraddizioni, che però ci ha trasformati da sudditi in cittadini.
E un’analoga Rivoluzione occorre farla oggi, ma non con le rozze armi dalla brutale forza, non con le armi, ma con la cultura e la creatività.
Ovvero con la forza di immaginare un nuovo mondo dove ognuno di noi sia il proprietario di se stesso!!!!
Come appunto nel piccolo esempio, tratto dal profilo facebook di Simona Nina Borgia, che qui sotto riportiamo!!!!
Gian Battista Cassulo