A Genova si apre una mostra su Bernardo Strozzi, che fa onore a Campo Ligure e alla Valle Stura
Da venerdì 11 ottobre al 12 gennaio 2020 a Genova, nella prestigiosa sede di Palazzo Lomellino in via Garibaldi, sarà possibile visitare una mostra dedicata al grande pittore del Seicento, Bernardo Strozzi (1582 – 1644) detto anche “il Cappuccino” o “il Prete genovese”, come si legge in un articolo apparso su Il Sole 24 ore del 6 ottobre 2019, a firma di Anna Orlando che, assieme a Daniele Sanguineti, cura oggi questa mostra.
Nelle cinque sale di Palazzo Lomellino, uno dei più bei palazzi dei Rolli della originariamente detta “Strada Nuova”, che da quindici anni ormai è aperto al pubblico e che per l’occasione è diventato una galleria d’arte, sarà dunque possibile vedere le opere di questo pittore, originariamente frate cappuccino e poi libero artista, che del colore ha fatto il suo trionfo, traendo spunti dalla sua intricata e convulsa vita.
Infatti da recenti studi condotti da Anna Orlando, di concerto con Agnese Marengo e grazie alle ricerche di archivio indagate Flavia Gattiglia, è emerso che il vero nome di questo pittore, che tanto ha dato lustro all’arte ligure, è Bernardo Pizzorno figlio di Pietro Pizzorno di Rossiglione e di Tomasina Cosmelli detta Ventura di Campo Ligure, due località che all’epoca erano inglobate nella Repubblica di Genova.
Le conclusioni alle quali sono giunte queste tre studiose hanno oggi, a distanza di 19 anni, confermato quanto già agli inizi del nuovo millennio, nel 2000, sostenevano alcuni storici locali della Valle Stura, in primis Massimo Calissano, che indicava appunto l’origine campese di questo pittore che, come il Caravaggio, dai personaggi di strada traeva la sua ispirazione.
Famose le sue Madonne e le sue sante che venivano interpretate attraverso la “fotografia” su tela di ragazze qualunque incontrate nei carruggi dell’antica Genova, tanto che le alte gerarchie ecclesiastiche furono spinte ad intimare al pittore di non spingersi nella “volgarità della vita di tutti i giorni”.
Ma questo pittore, a differenza di tanti altri artisti, aveva nelle sue vene anche l’animo dell’imprenditore e grazie a sue varie proprietà bene impegnate, lasciò l’ordine dei cappuccini, la cui regola imponeva la povertà, per trasferirsi a Milano dove cambiò nome, appunto in Bernardo Strozzi, e trovò protettori e successo.
Tornato a Genova nel 1612, con il suo nuovo cognome, diede libero sfogo al suo ingegno dipingendo le grandi tele che, ricordando i tratti del Caravaggio, raffigurano quadri scenici studiati anche da un giovanissimo Van Dyck.
Oggi, grazie agli studi di Anna Orlando, Agnese Marengo e Flavia Gattiglia, nonché di Daniele Sanguineti, co-curatore della mostra, sappiamo di più di questo pittore, sul quale già gli studi di Massimo Calissano circa vent’anni fa avevano aperto un fascio di luce!!!
Gian Battista Cassulo
La mostra è visitabile dal martedì al venerdì dalle 15 alle 18 mentre sabato, domenica e festivi è aperta dalle 10 alle 18
Accludiamo in calce a questo articolo, la lettera che ci giunge in redazione da Massimo Calissano, nostro referente per la Valle Stura, nonché socio fondatore de “l’inchiostro fresco” nella sua attuale veste di organo d’informazione dell’Oltregiogo genovese, dove, con giusto orgoglio, ricorda la sua primogenitura nell’avere individuato il vero nome di questo grande pittore del Seicento:
Cari Amici de l’Inchiostro,
mi è caro parteciparvi di una notizia di questi giorni che mi ha coinvolto.
L’antefatto: in un convegno organizzato nel lontano 2000 dalla Provincia di Genova e dal Comune di Campo Ligure e da me curato, esponevo, in un mio intervento (di cui vi allego un estratto degli “Atti”) alcune tesi volte a dimostrare l’origine di Campo Ligure (ed in generale della Valle Stura, se si fa riferimento agli avi) di Bernardo Strozzi, uno dei più grandi pittori del Seicento.
Nonostante avessi esposto le mie tesi in varie occasioni ed inviato il mio intervento a studiosi di storia dell’arte, solo ora, in occasione di una mostra che verrà aperta venerdì 11 ottobre 2019 a Genova (Palazzo Lomellino – via Garibaldi) dedicata a questo Pittore, e grazie alla infaticabile ricerca di Anna Orlando, storica dell’arte di livello internazionale, sono stato “riscoperto”, e le tesi da me proposte, accolte ed ampliate.
Si veda per tutti, l’articolo apparso domenica scorsa sul Sole 24 ore ed oggi, sul Secolo XIX.
Insomma, una bella soddisfazione personale!
Ora, anche l’Inchiostro, non si può lasciar sfuggire la notizia! Tenete anche conto che, il prossimo 7 dicembre 2019, si terrà a Campo Ligure una conferenza relativa a queste “scoperte”, collegata agli eventi genovesi relativi alla mostra.
Vi saluto con affetto
Massimo Calissano