“LE IMMAGINI CI RACCONTANO” LA MOSTRA PERMANENTE NEL BORGO DI VARIANA

“Un paese ci vuole, non fosse altro che per il gusto di andarsene via” Cesare Pavese

Il borgo di Variana, attualmente frazione di Grondona, in bassa Valle Spinti, è caratterizzato da una forte identità legata alla sua storia speciale. Oggi Andrea Macciò ci presenta una inedita quanto interessante iniziativa che nasce dalla volontà di tenere viva la memoria di questo antico borgo

Esistente con tutta probabilità già in epoca romana, i primi documenti storici del borgo di Variana che la citano risalgono all’undicesimo secolo. Dal 1415 (quando il Duca di Milano Filippo Maria Visconti investì del piccolo feudo di Variana il nobile Damiano Spinola di Luccoli),  fino al 1797 Variana fu uno stato indipendente con circa 300 abitanti. La sua posizione su un colle, e la relativa distanza dal comune di Grondona e da Arquata Scrivia, rafforza il legame degli abitanti con lo storico borgo. Da Agosto, la mostra fotografica sui muri del paese  “Le immagini ci raccontano” che ripercorre la storia recente di Variana, nata grazie a un’idea di Giulia Sommariva, con la collaborazione di Gigliola Ghezzi e Cristina De Lorenzi, è visibile a tutti gli abitanti e a tutti coloro che volessero scoprire l’interessante antico borgo della Valle Spinti, una delle meno conosciute e turistiche della provincia di Alessandria.

L’idea -ci racconta Giuliaè nata quest’estate, vedendo una mostra analoga di immagini della vita antica e recente del paese sui muri di Perinaldo, borgo in provincia di Imperia“.

Le curatrici, con pazienza e passione, hanno girato il paese alla ricerca dei piccoli archivi fotografici familiari. Ne è nata una ricchissima raccolta di immagini, alcune di grande qualità, in passato era costume di molte famiglie e persone commissionare immagini a studi fotografici professionali. Tutte le immagini sono provenienti da archivi familiari privati. La mostra è stata inaugurata in Agosto, nel giorno abitualmente dedicato alla festa del paese.

Nella prima fase, grazie alla collaborazione del Comune di Grondona e di alcuni abitanti, la mostra è stata arricchita da una sezione al chiuso di “quadri di fotografie” appesi nelle case degli abitanti.

La mostra è divisa in varie sezioni tematiche: Il Santuario della Madonna della Guardia, le cerimonie, la caccia, il lavoro, i luoghi, i bambini, i giovani, la scuola, ed è distribuita nei muri di alcune vie del paese.

Gli archivi fotografici familiari analogici sono oggi sostituiti dalle immagini digitali e  dalle gallery sui cellulari. Ma il bisogno di documentare la propria vita, di “lasciare tracce” come direbbe il filosofo Maurizio Ferraris, è rimasto intatto.

Il grande lavoro di Giulia, Gigliola e Cristina ci rende possibile un viaggio emozionante in un passato recente, che sembra lontanissimo per le trasformazioni sociali che sono avvenute in questi anni, restituendo al visitatore la ricchezza della cultura contadina e un’identità locale in questi luoghi ancora molto forte.

La mostra è particolarmente interessante da visitare per chi abita in città o comunque centri medio-grandi, dove il legame con la natura, i luoghi, il territorio sembra essere svanito.

Forse, come diceva Cesare Pavese, un paese ci vuole, non fosse altro che per il gusto di andarsene via ( e poi però ritornare)

Andrea Macciò

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