TUTTE LE DISTANZE è l’ultima raccolta di poesie di Chiara Olivero. Nata a Casale Monferrato nel 1980, l’autrice risiede attualmente a Milano. La prima opera pubblicata di Chiara Olivero è “Geometrie della Notte” del 2014, ma le sue poesie sono pubblicate in numerose antologie sia in formato cartaceo che e-book, siti e blog letterari tra cui “Interno Poesia”, tradotte in spagnolo dal Centro Cultural Tina Modotti. Alcune sono state musicate dalla Band “Negromanti”
Il titolo “Tutte le distanze” è ispirato alle parole di una canzone di Diego Mancino, “Tutte le distanze piccole saranno”. Distanza è una parola divenuta molto comune negli ultimi due anni, assumendo un’accezione quasi positiva. Nelle liriche di Chiara Olivero l’autrice si sforza di misurare, colmare e annullare le distanze fra il soggetto narrante e l’Altro, il (s)oggetto amato. Le liriche hanno quindi come fil rouge l’amore come processo di annullamento delle distanze.
Tra le più significative Vertigo, il cui titolo richiama una canzone degli U2 e il film di Alfred Hitchcock uscito in Italia con il titolo “La donna che visse due volte”.
Sdraiati/acqua fresca troverai/ ristorati/con desiderio di stelle suggestivo passo nel quale l’autrice sottende l’etimologia di uno dei concetti che attraversano la raccolta, il Desiderio.
L’etimologia di desiderio è esattamente “seguire le stelle”. Non sarò meta, ma “ponte che sporge da tutte le distanze” è il messaggio dell’autrice all’altro, un’immagine di flessibilità e appunto vertigine che si chiude con un auspicio di fusione con il soggetto amato.
Una particolarità delle poesie della raccolta è l’alternanza tra liriche con un titolo e liriche numerate. Un percorso nel quale assistiamo appunto a uno sforzo incessante di misurare e colmare le distanze, tra “ti cerco/nel centro/ nel senso del mio bello/ma il tuo sguardo è altrove, Altrove” e XXXIV lirica nella quale il gioco fra desiderio e distanza è calato in un contesto realistico “l’incrocio fra Via San Galdino e Castelvetro”. Significativa anche “Lettera” dove troviamo una poetica del quotidiano e degli oggetti che per alcuni versi può ricordare l’opera di Guido Gozzano. L’autrice alla presa con la t-shirt, la centrifuga, la lavatrice, i panni, guarda il cielo che sta cambiando colore e si rivolge all’Altro “io che non sapevo amarti”.
Questo realismo magico lo troviamo anche in XXIX “la disperazione non ha ore la incontri sulle scale o per le strade, in chiesa o nei bar, nelle sale d’attesa in stazione (…)” lirica dal forte impatto visivo che ricorda l’umanità spersa e solitaria dei quadri di Hopper.
In altre liriche, Chiara Olivero usa un lessico molto diverso da questo dimesso e in qualche modo gozzaniano, vicino alla forma linguistica del Cultismo, termini non necessariamente arcaici, ma ricercati e dotati di un’innegabile forza espressiva come “petricore” (il rumore della pioggia sulla terra asciutta) “roviglia” e l’uso particolare i un verbo comune come rinascere. Rimani/rinascimi.
In questa incessante ricerca di annullamento delle distanze, la raccolta di Chiara Olivero si chiude con un momento introspettivo nella poesia “Specchio” dedicata a sé stessa: Guardami/ci ho messo una vita/per essere me stessa.
Per la rubrica letteraria di Inchiostro Fresco ci siamo già occupati un paio di volte di poesia con “Dove danza la luna” di Daniela Fava e “La lentezza del fiume era cinematografica” di Cecilia De Angelis, oltre che nel lavoro collettivo “Il posto dello sguardo”.
La poesia è un linguaggio che spesso oggi tendiamo a percepire come inattuale, e nella nostra recensione de “Il posto dello sguardo” abbiamo evidenziato come anche a livello scolastico ci sia una carenza a livello di educazione al linguaggio poetico.
In un’epoca che sta mettendo in secondo piano la letteratura e la cultura umanistica in generale, il bisogno di poesia è invece moltissimo.
E le liriche di Chiara Olivero sono un ottimo mezzo per avvicinarsi a una poesia che è in costante dialogo con la musica e le arti visive, anche qua con la tensione incessante a colmare tutte le distanze.
Andrea Macciò