IN UN LIBRO IL DESTINO DI UN GRANDE AMORE

Il romanticismo di un sentimento, nato in Calabria e ritrovato inaspettatamente ad Ivrea, magistralmente descritto dalla penna di due valenti scrittori

“Un buon libro è un compagno che ci fa passare dei momenti felici” (Giacomo Leopardi). L’intestazione, contenuta nel libro “Amore che viene e che va...” di Cesare Verlucca e Giorgio Cortese già racchiude il senso poetico della vocazione di chi scrive ed edita per accompagnare i lettori nell’intrigante ed entusiasmante riuscita di una trama autentica e nel coinvolgimento di una storia avventurosa.

I contenuti del libro

Il libro scritto da Cesare Verlucca e Giorgio Cortese, abbraccia appassionatamente il destino del grande amore, raccontato attraverso gli incroci imprevedibili e affascinanti che legano le vite dei due protagonisti Grazia e Angelo. Gli autori descrivono il romanticismo di un sentimento, nato in Calabria e ritrovato inaspettatamente ad Ivrea, che contraddistingue l’ispirazione fiabesca e sorprendente della fatalità, la magia avvincente degli incontri, la combinazione travolgente e impetuosa del tempo, ipotecato tra il compromesso irrisolto del passato e la testimonianza sospesa del presente.

La grande storia d’amore dispiega la sua forza nella prontezza e nella determinazione dell’indole dei personaggi, immersi nell’esplorazione del coraggio e nell’incrollabile fiducia nella speranza, evolve il tenace ardore nell’incondizionata fedeltà, nutre, contro l’inafferrabilità degli avvenimenti e la volubilità delle oscillazioni emotive, gli accordi fortunati della rinascita inestinguibile dell’amore e del desiderio, rincorre l’impalpabile e delicata percezione del mondo degli affetti e delle emozioni, nell’etica seducente e suggestiva della finalità umana.

La trama e il messaggio

Nonostante il groviglio insidioso delle avversità, l’imprevista incognita delle vicissitudini, la prospettiva fortuita delle fughe, l’esperienza di Grazia e di Angelo dimostra la possibilità di coltivare la volontà, recuperare la cognizione della propria esistenza, riscattare la reciproca volontà del bene, superare l’elemento incontrollabile e sconvolgente degli eventi dolorosi e delle sofferenze, affrontare le prove della vita coltivando il pensiero della libertà interiore, la sensibilità e l’intuito comprensivo in ogni profondo, essenziale insegnamento.

Gli autori guidano il cammino dei protagonisti nello scenario meraviglioso di luoghi e ambienti riferiti con viva attenzione estetica e precise caratteristiche, lungo il richiamo evocativo della storia dalle Alpi alla Sila, il respiro ammaliante delle tradizioni, l’immensità della natura e l’incomparabile spettacolarità dei paesaggi tracciati.

Cesare Verlucca e Giorgio Cortese illustrano con risoluta e incisiva maestria l’arte pittoresca del racconto, mostrando l’affinità emotiva di una storia che regala, al lettore, la rivelazione, carica di suspense, di un viaggio incredibile, nelle conturbanti vicende avvolte nell’alone criminoso dei fatti, nell’assalto di un passato che riemerge dalla superficie nascosta e chiede la resa dei conti. Interpretano, nelle forme corpose e suadenti della scrittura, la gradazione impulsiva e passionale del convincente romanzo, nelle superbe pennellate dei colpi di scena, nelle svolte fulminee di un intreccio che mantiene costantemente vivo l’interesse e stupisce per la sua attraente identità, nell’affidabilità accattivante dell’espediente letterario.

Il libro espone l’indicazione di un codice affettivo che ritrova nella sua ragion d’essere il motivo nobile di resistere agli episodi spiacevoli della vita, salvare dai contesti tormentati e contaminati la purezza della propria anima per coronare il sogno di un’affermazione, custodita nel cuore di un’epoca felice.

Rita Bompadre

Nota sugli Autori

Cesare Verlucca

Novantasei anni, quasi un secolo, vissuti sempre all’ombra di un entusiasmo che non ha tenuto conto né dell’età, né delle difficoltà, né delle vicissitudini più inopinate. Una sequenza di studi in solitario, senza frequentare scuole e atenei, con risultati più che brillanti. Una serie differenziata di attività, sempre più o meno a contatto con la carta stampata: vent’anni stimolanti in Olivetti, in giro per l’Italia, l’Europa, il Medio Oriente: quindi mezzo secolo a fondare e gestire case editrici. Fondatore e presidente di Priuli & Verlucca editori, è oggi direttore editoriale di Hever Edizioni. Ha incontrato personaggi a tutti i livelli, papi e principi, scrittori, fotografi, e varia umanità. Una vita sociale sempre attivissima per organizzare eventi, assemblare gruppi, fondare compagnie, il tutto spesso solo per il piacere di creare nuove opportunità. Raggiunta la sua quarta giovinezza, sta pensando a cosa farà da grande.

Giorgio Cortese

Cinquantasei anni, nato nel 1958 a Cuorgné, abita a Favria dal 1985. Sposato, con due figli, attualmente felicemente pensionato Inps, ha un passato lavorativo come bancario e amministratore comunale, ricoprendo anche l’incarico di sindaco per un mandato. Presidente da oltre vent’anni del gruppo Fidas di Favria, è iscritto al locale Gruppo Alpini, Proloco, e al Comitato Madonna della Neve di Favria. Ama passeggiare, leggere e scrivere dei pensieri o brevi racconti ad uso dei giornali locali o su riviste di storia locale. Volenteroso nello scrivere, appassionatamente curioso, sempre alla ricerca di apprendere cercando di vivere la vita con uno spirito di meraviglia, era restio a sendere questo romanzo.
“Questo è nato per caso e per gioco con l’amico Cesare”. Giorgio Cortese ama fare ricerche sulla storia locale e una genuina passione lo guida nell’impegnarsi per la sua Comunità cui è profondamente legato.

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