PENSIERINO MATTUTINO SULLA “A” E SULLE “O”

LETTERA APERTA A FRANCESCA FORLEO GIORNALISTA DE “IL SECOLO XIX”

Gentilissima Francesca Forleo ho letto oggi (venerdì 6 giugno 2025) con vero piacere, mentre gustavo un buon caffè macchiato al bar “Sablè” di Morgex con di fronte l’imponenza del Monte Bianco, attraversato però da pesanti nuvoloni che lo facevano apparire ancor più maestoso di quanto non sia, il tuo editoriale in prima pagina titolato: “Sindaco-Sindaca il mondo cambia pure il vocabolario”.

Compro Il Secolo, anche perché al suo interno vi sono le pagine del Basso Piemonte, sia per affezione sia, e soprattutto, per non tagliare completamente il mio cordone ombelicale con i luoghi dove per molti anni ho vissuto e dove vi ho vissuto bene, condividendo con molti amici di studio e di lavoro la comune passione per la politica e per il giornalismo.

Ebbene oggi mi sono davvero interessato al tuo articolo nel quale sostanzialmente difendi a spada tratta la scelta del neo Sindaco di Genova, di farsi appellare quale “Sindaca”.

E nella tua infervorata analisi sostieni che ormai sono (giustamente) moltissime le donne che ricoprono ruoli che un tempo erano prerogativa di soli uomini e che, quindi, è giusto aggiornare la qualificazione di tali ruoli, adeguandola al sesso della persona che li ricopre e nel caso specifico alla vocale “O” terminale di Sindaco, sostituirla con la vocale “A” trasformando la qualifica di Sindaco in Sindaca.

E per sostenere questa tua posizione testualmente scrivi: “Non è una sottigliezza. È sostanza. Non è furore ideologico, è grammatica. La smania semmai è di chi vuole resistere al cambiamento che attraversa la società e naturalmente modifica anche la lingua che la descrive”.

Niente da dire, per la carità, e rispetto pienamente la tua idea. Personalmente però la vedo in modo diverso perché considero il fatto che la nostra società è burocraticamente e politicamente organizzata sulla base di ruoli ben definiti, come appunto quello di Sindaco, di Assessore, di Consigliere e andando più in alto di Ministro, di Presidente del Consiglio, di Presidente della Repubblica, eccetera.

Ruoli questi, che configurano una azione,sia essapolitica, sociale, burocratica e istituzionale ben definita indipendentemente dal soggetto, uomo o donna che sia, che la interpretano.

Ovvero è il ruolo a qualificare una azione istituzionale e non il sesso che, in un quadro di parità di doveri e di diritti, sparisce di fronte all’incarico che si è chiamati a ricoprire.

Per cui a mio parere non è cambiando una “O” in una “A” che si certifica la parità tra uomo e donna, ma è la possibilità che ai due sessi viene data in termini egualitari di ricoprire quel ruolo!

È questa la cosa importante e non una “A” e una “O”, con il rischio di rovinare la nostra bella lingua e di fare rivoltare Dante nella tomba, con buona pace di quei saccenti dell’Accademia della Crusca che per sembrare “in” appoggiano certe deformazioni linguistiche!

E dico questo perché, se passasse il principio per il quale una “A” o una “O” finale qualificassero la parità tra i sessi, allora come la mettiamo ad esempio con parole del tipo, Geometra, Macchinista, Pilota, Elettricista, Paracadutista, Dentista, Giornalista, eccetera?

Nel caso cha a ricoprire tali professioni fossero persone di sesso femminile, la questione non si porrebbe, ma, nell’ottica della tua interpretazione, se fossero persone di sesso maschile allora dovremmo chiamarle Geometro, Macchinisto, Piloto, Elettricisto, Paracadutisto, Dentisto e…. Giornalisto!!!

Tu vedi, carissima Francesca Forleo che la forzatura, nel voler mettere a tutti i costi una “A” al posto di una “O” o viceversa appare evidente e la storpiatura della nostra lingua ancora di più.

Per concludere, la vera parità tra i due sessi, o meglio il vero cambiamento di mentalità, a mio giudizio non sta tanto nel modificare la denominazione dei ruoli istituzionali o professionali, quanto nella reale possibilità di permettere ugualmente a uomini e donne di potere accedere a quei ruoli.

Come appunto è accaduto nel nostro Paese, dove per la prima volta una donna è risuscita a ricoprire il ruolo Presidente del Consiglio dei Ministri e oggi un’altra donna, la Salis, è riuscita a diventare Sindaco di una grande città come Genova! Questa è la vera parità!

Ancora un cordiale saluto, pregandoti di estenderlo anche al tuo Direttore, Michele Brambilla (o devo chiamarlo Brambillo?) che è una persona (o devo chiamalo persono?) che stimo e che dirige molto bene questo storico quotidiano genovese.

Gian Battista Cassulo

La foto di copertina è tratta da “Uomini e trasporti” del 25 novembre 2022 la foto nel testo da “Il Corriere della Sera”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *