Una risposta alle due giornaliste Francesca Forleo e Silvia Neonato de “Il Secolo XIX”

L‘altro ieri (mercoledì 11 giugno 2025) in un editoriale apparso in prima pagina su “Il Secolo XIX”, la giornalista Silvia Neonato, forse a difesa della sua collega Francesca Forleo che sempre su “Il Secolo XIX” del 6 giugno 2025 proponeva l’uso del vocabolo Sindaca quando a ricoprire la carica istituzionale di sindaco è una donna, si è lanciata in una crociata a difesa dell’adeguamento al femminile di alcuni vocaboli declinati da sempre al maschile.
E la Neonato argomentava la sua difesa del dire “Sindaca”, tirando in ballo l’Accademia della Crusca che dal 2011 ha certificato l’uso di tale dizione.
Forse si potrebbe dire che anche l’Accademia della Crusca sia stata coinvolta da quella ventata ideologica di stampo radical chic che proprio dal 2011 ha iniziato a permeare, dalle Alpi alle coste sicule, il manzoniano spirabil aere del Bel Paese, però personalmente continuo a restare dell’idea che certi vocaboli definiscono lessicalmente un preciso contenuto.
E il contenuto lessicale dei vocaboli nel campo delle Istituzioni rappresenta il “ruolo”.
Ad esempio durante il periodo fascista l’organo monocratico che era a capo delle Amministrazioni comunali era il Podestà, dizione derivata dal latino “potestas” e usata nell’età medievale per qualificare le cariche cittadine, e a nessun gerarca (o gerarco?) dell’epoca, che nell’immaginario collettivo erano certamente maschilisti, passò per l’anticamera del cervello, in quanto a quell’epoca infausta nessuna donna poteva ricoprire tale carica, di trasformare tale vocabolo in Podestò!
E così nell’era fascista, dove lo spirito virile dell’italica stirpe era esaltato in ogni dove, nerboruti e baffuti gerarchi, saliti al soglio comunale, si lasciavano tranquillamente appellare dal popolo plaudente: Podestà!
E questo perché se andassimo ad adeguare con il metro del genere maschile o femminile certi vocaboli che indicano una funzione o un ruolo, ma anche una professione o un lavoro, non ci salveremmo più!!!
Nel mio precedente articolo sempre pubblicato su queste pagine e titolato “Pensierino mattutino sulla A e sulle O”, dove, commentando l’editoriale della Forleo titolato: “Sindaco-Sindaca il mondo cambia pure il vocabolario” richiamato in apertura di questo pezzo, molto umilmente invitavo la Forleo stessa ad essere più cauta, anche ben capendo la sua soddisfazione nel vedere Silvia Salis eletta Sindaco di Genova!
E la invitavo a non storpiare i vocaboli, appellando “Sindaca” la Salis, perché nel mondo delle Istituzioni è il ruolo che conta e non il sesso che le ricopre, per cui, nel caso della carica istituzionale di Sindaco, è indifferente che a rivestire quel ruolo sia un uomo o una donna.
E ciò anche nel mondo dei mestieri e delle professioni, come già ricordavo nel mio articolo sopra citato sull’uso delle “A” e delle “O”, dove portavo ad esempio alcuni vocaboli quali geometra, macchinista, pilota, elettricista e via dicendo che, partendo dal punto di vista della Forleo e della Neonato, nel caso a svolgere queste mansioni siano uomini dovremmo chiamarli geometro, macchinisto, piloto, elettricisto (che come vedete dal correttore automatico vengono segnati in rosso) e così via!
Su “Il Secolo XIX” di ieri (mercoledì 11 giugno 2025) è scesa in campo a difesa della declinazione al femminile della carica di sindaco, ma anche di assessore, anche la giornalista Silvia Neonato, e difendendo a spada tratta l’udso di Sindaca ma anche di Ministra (che sa tanto di minestra) ci invita ad interpellare l’Accademia della Crusca almeno via Google, ma noi purtroppo non siamo dei radical chic.
A questo punto mi verrebbe da dire che forse, in fatto di lingua (anche se D’Annunzio ci metteva molto del suo a coniare autarchicamente nuovi vocaboli), erano più avanti nel famigerato Ventennio, quando a nessun Podestà frullò in testa di farsi osannare come Podestò!
E chissà se oggi, in questa moderna crociata alla ricerca della parità tra i sessi non nella sostanza, ma a base dell’uso delle “A” e delle “O”, il suo collega di scrivania vorrà a questo punto farsi chiamare giornalisto!
Gian Battista Cassulo