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AFGHANISTAN: L’IMPOSSIBILE COLONIZZAZIONE

Questo il titolo di un convegno che organizzai nell’aprile del 1985 all’Albergo Viaggiatori di Novi Ligure (Al) quando a quei tempi era l’U.R.S.S. a tentare di occupare quei territori tanto strategici quanto montuosi, un trait d’union sulla Via della Seta tra oriente e occidente

Eravamo in piena campagna elettorale per le amministrative del 12/13 maggio 1985, nelle quali avrei conquistato, sotto le bandiere del Partito Repubblicano, un seggio in Consiglio Comunale con oltre mille preferenze personali, trascinandomi dietro nella massima assise cittadina l’Ing. Cavanna.

Fu un grande successo e un piccolo capolavoro di comunicazione politica, perché all’interno di una competizione prettamente locale avevamo inserito anche un momento di riflessione su temi di più ampio respiro e la gente rispose a quell’appello perché il salone dell’Albergo Viaggiatori quella sera fu colmo sino all’inverosimile.

Il convegno lo organizzai assieme al dott. Carlo degli Abbati, funzionario della Comunità Europea con il quale a quei tempi collaboravo in una ricerca presso la Cattedra di “Storia delle relazioni internazionali” presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Genova.

Facemmo venire da Parigi un professore universitario di Kabul, Fazan Kazeli, rifugiatosi per tempo nella capitale francese dove per mantenersi faceva il postino, il quale portò con sé inediti filmati sulle atrocità di quella guerra che proiettammo durante la serata.

E le conclusioni di quel dibattito fu che per l’Afghanistan ogni colonizzazione è impossibile e che l’unico mezzo per far crescere le coscienze di quel paese così strategico per le relazioni internazionali era l’arma culturale.

I sovietici hanno dovuto abbandonare in fretta e furia questo paese (1989) e ora (2021) anche l’esercito più forte del mondo, quello degli U.S.A., se ne deve andare con le pive nel sacco, sconfitto da un esercito di barbari come lo sono i Talebani, iconoclasti che nel 2001 ebbero il coraggio di distrugger le due enormi statue risalenti a V secolo dei Buddha di Bamiyan!!!!

E se tutto sommato per i sovietici una scusante c’era perché non avevano ancora subito l’onta di una sconfitta, per gli americani di giustificazioni non ce ne sono perché nel 1975 avevano già dovuto scappare a gambe levate da un Vietnam nonostante lo avessero incendiato con le bombe al napalm (John F. Kennedy nel 1961 aveva decretato il potenziamento dell’intervento statunitense in Vietnam anche per far dimenticare la figuraccia della Baia dei porci – aprile 1961).

Forse se Bush (e anche Obama) fosse venuto a Novi a seguire il nostro convegno che organizzammo nel 1985, forse il 7 ottobre 2001 ci avrebbe pensato due volte prima di andare in Afghanistan (Operazione Enduring Freedom) alla ricerca dei mandanti dell’attentato alle Torri gemelle (11 settembre 2001), ma avrebbe avviato una politica, non da “gendarme del mondo”, bensì da paladino dell’equità e della giustizia sociale contro gli egoismi delle multinazionali, e forse oggi la storia sarebbe diversa.

Dispiace per quello che in questi giorni (e nei prossimi) sta succedendo in Afghanistan, perché, così come è stato per il Vietnam, vedremo, purtroppo, atrocità inenarrabili.

Gian Battista Cassulo

   

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