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LA TRANVIA “NOVI – OVADA” E LA NOVI DI OGGI

Dal profilo Facebook di Bruno Repetto, che ringraziamo per la sua costante opera di promozione del nostro territorio, estrapoliamo la foto che riportiamo nella copertina di questa nostra sia pur breve e sintetica riflessione

È una fotografia della Novi degli anni Cinquanta, quando questa cittadina del Basso Piemonte era ricca e popolosa e conservava l’impronta borghese che la presenza industriale degli imprenditori liguri a partire soprattutto dalla seconda metà dell’Ottocento le avevano dato, facendola diventare la capitale della manifattura e dell’artigianato. Indi la svolta operaista, iniziata dal Raggio sul finire dell’Ottocento con la “Carbonifera” e con il conseguente potenziamento dello scalo ferroviario di Novi San Bovo, iniziò lentamente a cambiare la fisonomia della città, che comunque sino agli anni Cinquanta riuscì a tenere l’antica immagine che affondava la sua storia nei commerci e nelle relazioni finanziarie con la Repubblica di Genova, come dimostrano i numerosi palazzi signorili delle antiche dinastie genovesi ancora presenti nel suo Centro storico. Novi era ed è sempre stata la città “cerniera” tra il Piemonte e la Liguria e, nell’Oltregiogo (le “antiche vie del sale“), il punto di riferimento di tutto il suo circondario, come ogni anno ci viene confermato dalle grandi ricorrenze della Fiera di Santa Caterina e della Madonna della Neve.

Poi dagli anni Cinquanta, ma soprattutto a partire dagli anni Sessanta lo sfacelo. Una classe politica miope e demagogica l’ha, mattone dopo mattone (è proprio il caso di dirlo), completamente rovinata, accanendosi quasi con rabbia nel distruggere quanto era stato fatto prima, quasi come volerne cancellare il ricordo!

Novi oggi è quella che è sotto i vostri occhi, Avevamo tutto!! Ora non abbiamo più nulla e siamo diventati un “non luogo“. La Novi di prima aveva un’anima ed era veramente una città centro zona. Per rimanere a questa foto, pensate un po’ se ancora ci fossero quei binari che qui vedete nella cartolina!!!!

Quei binari collegavano, attraverso la Valle dell’Orba, Novi con Ovada e quindi mettevano in diretto contatto la Valle Stura con la Valle Scrivia. Se ancora ci fossero quei binari, la Valle Stura non sarebbe isolata come lo è oggi, con una viabilità in ginocchio e con un collegamento ferroviario con Genova che va a singhiozzo. Avrebbe invece, attraverso il novese, uno sfogo alternativo al mare!

Ma una barbara classe politica, che nel 1952 non vedeva più in là del proprio naso, ne decretò la fine ed oggi la Valle Stura è in braghe di tela e noi di Novi abbiamo definitivamente perso il nostro ruolo di cerniera tra l’Oltregiogo e la Liguria!!!!!

Gian Battista Cassulo

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