Domenica 7 gennaio è deceduto Alessandro Argenton (detto Sandro), nato a Cividale del Friuli nel 1937. Figlio di Mario Argenton, gran cavaliere, generale e partigiano (fu capo di stato maggiore del CVL).
Sono certo che molti si chiederanno chi sia. E’ stato “semplicemente” medaglia d’oro olimpica (a squadre) per la disciplina equestre del concorso completo a Tokyo, nel 1964. E ha anche vinto, otto anni dopo, la medaglia d’argento individuale, sempre nella stessa specialità.
Oltre alle medaglie, vanta anche ben cinque partecipazioni alle Olimpiadi (da Roma a Montreal), oltre che innumerevoli vittorie (quasi 300) in gare di salto ostacoli. Il Comitato Olimpico Nazionale Italiano gli aveva conferito la massima onorificenza sportiva: il “Collare d’oro al merito sportivo”
Ritornando alle olimpiadi di Tokyo, non solo vi fu la medaglia d’oro della squadra (Angioni, Argenton, Checcoli, Ravano), ma Checcoli vinse anche la medaglia d’oro nella gara individuale. Un successo strepitoso, oltretutto nella disciplina più difficile, in quanto riassume in sé sia il cross country che il dressage ed il salto ostacoli.
Sul piano personale, Argenton non diede un contributo all’oro a squadre di Tokyo, perché costretto al ritiro. Come consuetudine, una squadra può essere composta da tre o quattro componenti: se partecipa con quattro ha la possibilità di scartare il risultato peggiore. Il che spiega come talvolta Argenton non venga menzionato fra i componenti della squadra azzurra (vedasi ad esempio l’enciclopedia dello sport Treccani).
Verrebbe da chiedersi come mai i nomi di questi atleti siano meno noti dei D’Inzeo (Raimondo e Piero) e di Mancinelli. Un motivo è dato certamente dalla maggior diffusione del salto ostacoli rispetto al concorso completo, dovuta anche alla maggior complessità di quest’ultima disciplina. Altra ragione è che i D’Inzeo ottennero proprio a Roma, nel 1960, una doppietta straordinaria (oro Raimondo, argento Piero, con in più il bronzo nella gara a squadre).
C’è anche un motivo giornalistico/televisivo: nel 1964 per la prima volta i satelliti vennero utilizzati per trasmettere i giochi in diretta negli Stati Uniti, anche se non si riuscì a fare lo stesso con l’Europa. Ma poco importa che non vi fu la “diretta” visibile in Italia, visto che non vennero fatte le riprese televisive della gara di concorso completo (per lo meno, questo è quanto mi risulta dalle fonti che ho a disposizione).
E, a maggior gloria del giornalismo italiano, nessun giornalista italiano fu presente a quella gara (testimonianza di Paolo Angioni, un componente del quartetto vincente, che dirà: “i giornalisti non hanno mai sentito parlare del concorso completo, mai sentito nominare. Non conoscono i nostri nomi”).
Un peccato che questa disciplina sia poco conosciuta e soprattutto che sia poco praticata. Oltretutto la disciplina del cross country è la più “naturale” fra le classiche discipline olimpiche: ecco sotto un esempio di una competizione sociale, con la tipologia di difficoltà (semplici) che comporta. Cliccando sul link si accede alla mappa riportata qui sotto, con in più il fatto che è “cliccabile”, nel senso che cliccando sui ognuno dei numeri esce la foto della difficoltà individuata da quel numero: https://www.scuderialabellaria.it/percorso_cliccabile_ok/percorso_cross_ok.htm
PS. sono apparsi in rete due articoli e un intervento su facebook di Umberto Martuscelli, dedicati ad Argenton, tutti molto interessanti:
https://www.repubblica.it/dossier/cronaca/la-repubblica-dei-cavalli/2024/01/08/news/addio_al_campione_argenton_figlio_di_un_eroe_della_resistenza_con_i_fratelli_dinzeo_nellolimpo_dei_grandi-421833308/ https://www.fise.it/veneto/it/home/news/1032-alessandro-argenton-una-leggenda.html https://www.facebook.com/umberto.martuscelli/posts/10231325619260374