SALVIAMO LE VECCHIE CASCINE

È nato un comitato per accendere l’attenzione sull’abbandono e il degrado degli antichi edifici e complessi rurali

Il neo Comitato “Salviamo Le Cascine”, presieduto da Giancarlo Rossi Gabriele Ponzano, non ha fini di lucro e si propone di sviluppare iniziative di carattere culturale, sociale e politico al fine di tutelare aree ed edifici di pregio ambientale, e documentario situati nel Comune di Alessandria.

RECENTEMENTE È ARRIVATO IN REDAZIONE UN ARTICOLO SU UN VECCHIO MULINO DEL 1600 ABBANDONATO IN VALLE D’AOSTA. OGGI CI È GIUNTO QUESTO ARTICOLO SUGLI EDIFICI RURALI CHE STANNO CADENDO NEL DEGRADO. LO PUBBLICHIAMO BEN VOLENTIERI:

Il Comitato “Salviamo Le Cascine” e l’Associazione “Agricoltori Autonomi Italiani”, evidenziando una comune identità di vedute sulla materia, sottolineano possibili criticità sanitarie e danni consistenti agli ecosistemi vicini ad impianti industriali fotovoltaici ed eolici, manifestando

contrarietà ad insediamenti massivi su terreni agricoli.

Certamente il nostro Paese ha necessità di incrementare la propria produzione energetica da fonti rinnovabili come l’energia solare, ma servono nuovi e più stringenti criteri a salvaguardia del diritto alla salute dei cittadini, garantito dall’art. 32 della Costituzione, e per non sprecare ulteriore suolo agricolo fertile coltivato e parte integrante di aziende ben strutturate spesso condotte da giovani che garantiscono la prosecuzione generazionale delle attività.

Ad essere compromessa è la forte vocazione non solo agricola e agroalimentare, ma anche turistica della nostra Regione territorio espressione di un patrimonio ricco di tradizioni, di cui le aziende agricole sono custodi con i loro prodotti tipici, che è dovere delle istituzioni preservare e tutelare.

Moltissimi sono gli spazi alternativi che possono essere utilizzati e riqualificati senza compromettere terreno di buona qualità ricco di biodiversità come quello del Piemonte: una transizione verde sostenibile passa da impianti per autoconsumo, copertura tetti e parcheggi, aree dismesse, cave e miniere evitando così il consumo di terreni agricoli.

Va inoltre messa in risalto la possibile emergenza sanitaria a cui sono soggetti i residenti nelle immediate vicinanze di impianti fotovoltaici ed eolici industriali derivante, fra gli altri, da effetti come l’inquinamento elettromagnetico generato dalle cabine di trasformazione e dagli elettrodotti. Relativamente all’inquinamento elettromagnetico lo Statuto della Comunità Europea invita ad applicare il principio di precauzione che afferma che “…occorre usare con prudenza e cautela tutte quelle tecnologie che non risultano essere sicuramente innocue….”.

L’Istituto Superiore della Sanità già nel 1995 ha evidenziato la correlazione tra esposizione ed aumento del rischio di leucemia infantile, mentre l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro nel 2001 ha classificato i campi elettromagnetici come “….possibilmente cancerogeni per l’uomo...”.

Vi è poi la concreta possibilità di una progressiva estinzione delle api: i ricercatori dell’università di Southampton hanno dimostrato che l’esposizione di api del genere “Apis Mellifera”, la comune ape da miele, a campi elettromagnetici provoca l’alterazione di meccanismi fisiologici e comportamentali che è responsabile della scomparsa di intere colonie. Negli ultimi anni, in tutto il mondo, si sta assistendo ad una diminuzione significativa degli insetti impollinatori con gravi ripercussioni sulle produzioni agricole.

L’Organizzazione Mondiale della Salute (Oms) ha recentemente definito i campi elettromagnetici uno degli inquinanti più comuni ed in veloce aumento nell’ambiente, i cui livelli di intensità sono in continua crescita con il progredire della tecnologia.

Molti impianti industriali rinnovabili sono stati installati in modo selvaggio, spesso senza accurati sopralluoghi in loco: nella maggior parte dei progetti presentati si parla genericamente, ed infondatamente, di assenza di impatto ambientale incidente su persone e territorio, ed un numero rilevante di questi impianti, spesso realizzati a solo scopo speculativo, sono stati installati in aree agricole, a ridosso di abitazioni, e le fasce di rispetto, cioè le distanze minime dai singoli edifici, non rispettate.

Nella realtà per 20/30 anni (la durata media di un impianto) coloro che risiedono nelle prossimità di tali impianti dovranno subire conseguenze potenzialmente negative per la propria salute.

Emerge la necessità di nuove, e più restrittive, normative: deve essere sempre garantita una distanza minima degli impianti dalle abitazioni al fine di evitare assurde imposizioni, o limitazioni, all’altrui proprietà con evidente pregiudizio in danno di quanti siano costretti a subire gli effetti della vicinanza di vasti impianti nel nome della, tanto oggi richiamata, “pubblica utilità”.

Comitato AssociazioneSalviamo Le Cascine” – Agricoltori Autonomi Italiani

Il Presidente Giancarlo Rossi Gabriele Ponzano

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