IL TAR DÀ RAGIONE ALLA RICCOBONI

Sezzadio: in località Cascina Boiro nessun bosco da tutelare

Per la discarica in località Cascina Boiro a Sezzadio (Al) si chiude definitivamente il capitolo del contenzioso legale tra l’Amministrazione comunale e la società Riccoboni di Predosa, sorto in seguito ad una ordinanza emessa lo scorso anno (2019) dal Comune per il ripristino della piantumazione ivi esistente.

Contro tale ordinanza la Riccoboni aveva fatto ricorso di fronte al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) che ha dato ragione alla Società stessa in quanto, sulla base di una perizia, il sito piantumato non aveva le caratteristiche per essere classificato come area boschiva.

Nel dispositivo della sentenza i giudici amministrativi hanno evidenziato che: “la tesi della presenza di un’area vincolata a bosco è stata prospettata dal Comune a posteriori e al di fuori della Conferenza di servizi, di fatto finendo per contraddire, senza neppure una opportuna partecipazione procedimentale della società ricorrente, gli esiti del procedimento già favorevolmente conclusosi per la ricorrente con la regolare partecipazione del Comune”.

A seguito della sentenza, Angelo Riccoboni ha dichiarato: “Basta sfide legali, giudicate la serietà del lavoro che faremo a Sezzadio”.

Il progetto di una discarica per rifiuti non pericolosi utilizzando l’ex cava di cascina Boiro, era stato presentato circa otto anni fa dalla Riccoboni e da subito aveva suscitato l’opposizione di comitati locali e di numerosi sindaci preoccupati per la falda acquifera presente in zona che serve la rete idrica locale e dell’acquese.

Come ulteriore precisazione, Angelo Riccoboni, amministratore delegato del Gruppo Riccoboni Holding, ha voluto sottolineare la propria soddisfazione per la conclusione di questa vicenda, dicendo che: “Non abbiamo mai nutrito dubbi su questo esito perché consapevoli di aver agito nel rispetto della legge e di tutte le prescrizioni dettate dall’Autorizzazione di Impatto Ambientale. Resta l’amarezza – sottolinea Riccoboni – per il tempo speso per seguire un ulteriore contenzioso privo di fondamento che ha prodotto solo ritardi al programma dei lavori per la nostra azienda e nuove spese legali da sostenere a carico, oltre che nostro, della collettività di Sezzadio. Ho sempre ribadito in tutte le sedi – conclude l’Amministratore delegato – che ero disponibile a far verificare la serietà del lavoro che faremo a Sezzadio in qualità di impresa italiana d’eccellenza nel ramo della gestione ambientale e attenta a generare valore anche per i territori in cui si insedia. D’ora in poi mi piacerebbe essere misurati su questo, anziché sfidati per vie legali.

La notizia della sentenza ha richiamato l’attenzione dei media locali, in primo luogo quella de “Il Secolo XIX”, dove in un articolo a firma di Daniela Terragni vengono ripercorse con puntualità le principali tappe di questa vicenda, richiamando anche il pronunciamento del Gip del Tribunale di Alessandria il quale in data 7 luglio aveva già sentenziato in merito all’area boschiva che: “il fatto non costituisce reato” e che “non c’è nessun depauperamento dell’area”.

Critico, ovviamente, il primo cittadino di Sezzadio, Enzo Daniele, che in una intervista rilasciata ad “Alessandria Oggi” del 6 agosto 2020, dichiara che: “Dal Tar non mi aspettavo nulla di diverso visti i precedenti. La sentenza non scredita solo il Comune ma anche il lavoro dei carabinieri forestali”.

Gian Battista Cassulo

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