A PROPOSITO DI SALVINI E DI BOLSONARO

Sir William Henry Beveridge, presentando nel 1942 a Winston Churchill il suo rapporto sulla sicurezza sociale statale, meglio noto come il modello di tutela sociale “dalla culla alla tomba“(il “Welfare State”, che poi sarà avviato attraverso una specifica legislazione in Inghilterra tra il 1946 e il 1948 – Governo Attlee) , disse: “L’ignoranza è un’erba cattiva, che i dittatori possono coltivare tra i loro simili, ma che nessuna democrazia può permettere tra i propri cittadini!”. Come per dire, che ogni piano, anche il migliore, se si riversa su una società culturalmente arretrata o ideologicamente prevenuta è destinato a fallire in partenza

Recentemente, in seguito alla visita di Bolsonaro in Italia e alle dure contestazioni a lui rivolte, il Sen. Matteo Salvini, ha detto che si scusa col Presidente del Brasilea nome di tutto il popolo italiano”…

Apriti cielo! Sui social è scoppiato il finimondo con persone, anche titolate e dotate di un curriculum professionale di alto profilo, che hanno pubblicato post del tipo: “Salvini parli per sé!”, “Salvini non mi rappresenta!”, “Come si permette Salvini di parlare a mio nome!” e così via, per non parlare di alcuni insulti in questa sede non riportabili.

Ora, non per salvare Salvini, scusate il gioco di parole, che non ne ha bisogno e senza entrare nel merito della visita di Bolsonaro in Italia e sui suoi contenuti (anche se Salvini, come molti altri parlamentari, dovrebbe essere più cauto nelle sue dichiarazioni, anche perché è il Governo, con il suo Presidente del Consiglio dei Ministri, a dettare la linea politica del Paese – vedere art. 95 della Costituzione) , vorrei semplicemente sottoporvi una mia riflessione sulla nostra Costituzione, che spesso e giustamente ha richiamato nelle piazze cittadini ed esponenti della società civile, nonché dell’alta cultura, per la sua difesa contro ogni tentativo di manipolazione (ricordiamo che nel 1994, sul richiamo lanciato da Monteveglio da Don Giuseppe Dossetti, sono nati in Italia i “Comitati per la difesa della Costituzione”).

Ebbene, secondo l’art. 67 della nostra Costituzione il singolo deputato o senatore esercita il suo ruolo senza alcun vincolo di mandato imperativo e rappresenta la nazione nella sua interezza, perché, come sostenevano anche alcuni pensatori “illuminati” del Settecento, i nascenti parlamenti non dovevano diventare una consorteria di rappresentanti di interessi particolari ma dovevano essere composti da parlamentari dotati di un libero mandato per poter rappresentare gli interessi della nazione intera.

E questo principio, postulato da Edmund Burke prima (anche se fu critico della Rivoluzione francese) e fatto proprio poi dall’abate de Sieyès (nonostante i duri scontri che ebbe con Burke), fu sancito dalla Rivoluzione francese con la Costituzione del 1791 e addirittura recepito dallo Statuto albertino del 1848.

Inutile dire che anche i nostri Padri costituenti nel 1946 fecero entrare a pieno titolo questo principio nella nostra Costituzione che dal 1° gennaio 1948 è la legge fondamentale dello Stato al quale tutti noi apparteniamo.

Quindi i parlamentari eletti nelle varie liste (PD, M5S, Articolo UNO, Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, e scusatemi se mi dimentico qualcuno), una volta entrati al Senato o alla Camera, si devono spogliare della loro appartenenza partitica e indossare le vesti del rappresentante dell’intera nazione.

Ovvero ogni parlamentare, secondo i dettami della Rivoluzione francese recepiti da tutte le moderne costituzioni, rappresenta la Nazione in generale, perché le moderne costituzioni camminano su due gambe: la prima è quella del principio della Volontà generale espressa da J.J. Rousseau nel suo “Contratto sociale” (1762) e la seconda è quella del principio della Divisione dei Poteri teorizzato da Montesquieu ne “Lo spirito delle leggi” (1748).

Se poi alla Camera o al Senato i gruppi parlamentari sono nominati come i partiti dai quali provengono i singoli eletti, o se i parlamentari quando si alzano per prendere la parola si riferiscono alla loro appartenenza partitica è perché sono profondamente ignoranti e non conoscono la Costituzione sulla quale hanno giurato fedeltà.

Gian Battista Cassulo

Nella foto di copertina i cittadini partecipano alla vita politica del Paese con l’esercizio del voto e della cittadinanza attiva. Rappresentano la “Volontà generale” ed eleggono i loro rappresentanti che rappresentano l’intera Nazione (Art. 67 della Costituzione). Qui sotto Matteo Salvini eletto parlamentare della Repubblica Italiana, mentre rilascia un’intervista anche se, è bene dirlo, i parlamentari in genere, e nella fattispecie Salvini, dovrebbero essere più cuti nelle loro dichiarazioni.

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