PESTE SUINA E DINTORNI

Qualche giorno fa alcuni animalisti e ambientalisti hanno protestato in Piazza De Ferrari a Genova, contro gli abbattimenti di animali previsti dalla recente ordinanza regionale volta al contenimento della Peste Suina Africana (PSA). Protesta sacrosanta perché il provvedimento ancora una volta dimostra la superficialità con cui si affrontano le questioni che riguardano la vita ed il benessere degli animali.  Il problema è complesso e ci sembra il caso di fare qualche approfondimento. Oggi su “Il Secolo XIX” si legge che sempre in Piazza De Ferrarri c’è stato un flash mob di appassionati di escursionismo e di mountain bike per chiedere la libertà di andare per boschi.

La Regione, per accontentare gli uni e gli altri, sembra che stia per decidere di recintare con duecento chilometri di reti d’acciaio per confinare i cinghiali in una grande zona rossa

Sentiamo sull’argomento “cinghiali” la voce di Gianfranco Porcile, Presidente di Europa Verde-Verdi di Genova che ci giunge tramite una nota di Angelo Spanò

Gentili Lettori de “l’inchiostro fresco”

In questa vicenda in primo luogo non dobbiamo sottovalutare il rischio per l’uomo. Le zoonosi, cioè malattie virali con passaggio dall’animale all’uomo, sono un fenomeno ormai accertato: dalla epidemia Ebola alla malattia da Chikungunya, alla SARS (influenza degli uccelli da virus tipo A H5N1). Anche la SARS-COV2, quella che chiamiamo comunemente Covid-19, è quasi certamente una zoonosi e probabilmente l’animale che ha fatto da vettore del virus all’uomo è il pangolino.

In questo momento la assoluta priorità è   vaccinarci tutti, ma subito dopo dovremo fare una riflessione molto seria sul nostro modo di vivere se non vogliamo che arrivi presto un’altra pandemia con un virus diverso. Si chiama “Spillover”, cioè salto di specie: David Quammen nel 2012 aveva pubblicato un libro proprio con questo titolo, in cui aveva previsto l’arrivo di una grave pandemia.

Il Ministero della Sanità italiano afferma che nel caso della PSA il passaggio all’uomo è impossibile. Un minimo dubbio comunque può rimanere: anche della Influenza aviaria molti anni fa si diceva la stessa cosa, ma invece il passaggio all’uomo si verificò e morirono molte persone, tra cui il medico italiano Carlo Urbani, mandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) proprio a curare i malti di SARS. Nessuno quindi può escludere con sicurezza che il passaggio possa avvenire anche per la peste suina. In sintesi, il problema non deve e non può essere sottovalutato.   

Se l’uomo vuole vivere in salute, deve essere consapevole che la sua salute è legata a quella delle altre creature viventi, del regno animale e del regno vegetale. L’ecosistema è uno: assolutamente tutti gli esseri viventi sono tutti interconnessi. Non può esistere la salute di una specie senza quella di tutte le altre. L’OMS per esprimere questo concetto ha coniato il termine “One Health” (“una salute, un’unica salute”).

È quindi necessario amare e rispettare i nostri amici animali domestici preoccupandoci del loro benessere in vita, ma magari rispettando anche il loro diritto dopo la morte ad avere un posto dove poter riposare in pace, magari con la possibilità della cremazione come i loro “colleghi” umani.

È assolutamente indispensabile contrastare il bracconaggio, con particolare riferimento alla fauna e agli ungulati. Ricordiamo soltanto che la recentissima legge costituzionale (8 febbraio 2022) prevede all’art. 9 il rispetto della Biodiversità e quindi la tutela degli animali, di tutti gli animali. Auspico che nel corrente anno si possa indire, con l’avallo di tutte le Associazioni Ambientaliste, un referendum contro la caccia, che possa raggiungere il numero necessario delle firme degli Italiani: ce lo auguriamo.

Dobbiamo ridurre drasticamente il consumo di carne. Farà bene alla nostra salute ma anche all’ambiente: pensiamo soltanto che per produrre 1 Kg di carne bovina è necessario consumare ben 15.500 litri di acqua. Genova deve diventare capofila in Italia di una campagna per meno carne nella dieta dei cittadini.

È imperativo abolire (o ridurre significativamente) tutti gli allevamenti intensivi di animali: suini certo, ma anche pollame e ovini in primis, senza dimenticare i bovini. Sono questi allevamenti intensivi uno dei più grossi problemi ecologici: inquinamento ambientale, iperconsumo di antibiotici e conseguente antibiotico-resistenza, possibilità di infezioni che passano dall’animale all’uomo.

Dobbiamo difendere gli habitat naturali per tutelare la biodiversità e la qualità della vita degli animali selvatici, anche in termini di distanziamento tra animali e uomo.

Facendo tutte queste cose potremo tutelare la nostra salute di umani; ma i nostri amici animali hanno di per se stessi il diritto al benessere ed al rispetto della loro dignità di esseri viventi, sia per motivi etici sia per considerazioni di ordine razionale e scientifico.

Gianfranco Porcile – Presidente di Europa Verde-Verdi di Genova

3 Replies to “PESTE SUINA E DINTORNI”

  1. In sintesi, lei e il suo movimento è favorevole al lockdown, senza nessun fondamento scientifico, solo perchè “non si sa mai”… A parte il libro che lei cita, e che viene giudicato da molti come un paravento alle reali responsabilità degli umani, specie quelli che lavorano nei centri di ricerca … E fa leva sulla paura, per convincere la gente.
    Questa estate cosa tirerete fuori dal cappello a cilindro, la “lebbra ittica” per interdire l’accesso alle spiaggie?
    Ci state ospedalizzando l’esistenza! E questo è orribile, ma ancora più orribile è che la maggioranza delle persone vi venga dietro. Un giorno ci metterete le telecamere in casa per controllare se ci togliamo la mascherina o se ci tocchiamo tra familiari. Sarà vietato anche il sesso, che porta tante malattie….
    Esprimo la mia totale disistima e non voterò per voi, e lo stesso faranno in tanti.

  2. Le mie parole sono volutamente esagerate e provocatorie, ma esemplificative: vogliamo continuare sulla strada dell’allarmismo e rinchiuderci in casa ad ogni spiffero o vogliamo riprendere in mano le nostre vite?
    Gli allevamenti industriali sono già dei bunker impenetrabili, hanno più attenzione all’ igiene delle sale operatorie, vorrà dire che chi ci lavora ci starà ancora più attento; se i nostri cari amici cinesi, che hanno bloccato l’import di parma e san daniele lo capiscono, bene. Se no, esistono atri mercati. Da loro i lockdown sono la norma, boccano tutto per ogni problema; ma qui per ora non siamo una loro colonia, e le leggi non ce le può dettarre nesuno.

  3. Sono assolutamente d’accordo su tutto il resto , occorre una gestione seria della fauna, abolizione o regolamentazione della caccia in modo da tutelare la biodicìversità, e sicuramente ridurre il consumo di carne attraverso una educazione dei consumatori; questo ridurrebbe gli allevamenti intensivi, che per loro stessa natura sono vulnerabii alle malattie.
    Assolutamente d’accordo anche sull’inquinamento dovuto al cosumo di carne; e sulle terrribili condizioni in cui si trovano gli animali ivi detenuti; ma bisogna dire forte NO AL LOCKDOWN DEI BOSCHI!
    Non si può chiudere tutto per salvare gli allevamenti intensivi!

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