LA STORPIATURA DEL COGNOME PUO’ COSTITUIRE REATO

Una recente sentenza della Corte di Cassazione del gennaio 2022 ha affrontato il tema della storpiatura del cognome e le eventuali conseguenze penali

IL CASO

Veniva imputato per diffamazione un cittadino che, sfrattato dalle case popolari, nel corso di una manifestazione pubblica, organizzata nei pressi della farmacia di cui era titolare il sindaco del paese, rivendicava il proprio diritto ad avere un’abitazione, contestando le politiche di edilizia residenziale pubblica adottate da quest’ultimo.

Tale protesta veniva svolta dall’imputato mentre indossava un camice bianco e un distintivo che simulava quello dell’ordine dei farmacisti, recante la scritta di un epiteto che costituiva una storpiatura del cognome del sindaco e che faceva chiaro riferimento all’aspetto fisico del medesimo.

LE SENTENZE. IL DANNO MORALE

Il Tribunale confermava la sentenza del Giudice di Pace che aveva condannato l’imputato per il reato di diffamazione al pagamento di una multa di € 1.500,00 e al risarcimento del danno in favore del sindaco. L’imputato ricorreva in Cassazione, che rigettava la sua impugnazione, dichiarando tuttavia il reato estinto per prescrizione.

L’imputato era stato però condannato a risarcire un danno morale pari ad € 4.000,00.

IL PRINCIPIO DI DIRITTO: LA SATIRA PUÒ SCRIMINARE LA CONDOTTA DIFFAMATORIA?

La difesa dell’imputato aveva invocato il diritto di satira, quale critica arguta e ironica.

La Cassazione sul punto ha affermato la necessità di distinguere tra “la legittima espressione satirica di ludibrio o ironico scherno e, di contro, il disprezzo personale gratuito”.

In particolare è stata posta in evidenza la rilevanza della forma espositiva con cui la critica viene manifestata.

Applicando tali principi la Cassazione ha rigettato agli effetti civili il ricorso dell’imputato, ritenendo che l’epiteto impiegato costituisse un gratuito insulto spregiativo, afferente peraltro all’aspetto fisico della persona cui faceva riferimento e non giustificato dalla legittimazione di un cittadino ad esprimere il proprio dissenso.

I Giudici di Legittimità hanno confermato il risarcimento del danno liquidato dal giudice del merito (€ 4.000,00).

Avv. Fabiana Rovegno

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