LA LIGURIA DURA E CATTIVA

Tra costa ed Oltregiogo, breve storia del “posto da lupi” della Repubblica

Per lo scrittore Italo Calvino, la Liguria ha due anime. Quella costiera, a base di turismo, spiagge e grandi alberghi. E quella dell’interno. Una terra “dura e cattiva”, dove i contadini vivono con di agricoltura di sussistenza, lottando con la montagna per ottenere a fatica un reddito spesso misero.

Ma questa è la terra della via del sale, il percorso commerciale dei mercanti che scambiano sale, pesce ed olio prodotti sulla costa con carne, farina e latticini dell’interno.

Per questo, è stata a lungo zona d’instabilità politica, tra i clan locali e la nobiltà di Genova, accese dal vicino confine. Poco oltre gli Appennini finisce infatti il territorio della Repubblica e termina così l’autorità dei suoi magistrati o la presenza della sua polizia.

Una sorta di versione ligure del Far West, dominato dai banditi locali. Una terra dove, come nel Selvaggio Ovest americano, si può essere presto ricchi presto e poco dopo morti, uccisi dalla legge o da una banda rivale.

Un mondo di mezzo, dove legale e illegale convivono. Come in Val Fontanabuona: rinomata per l’estrazione e la lavorazione dell’ardesia, ma anche temuta come “posto da lupi”, come si diceva un tempo, infestata da fiere e briganti.

Le cifre sono rilevanti: gli atti giudiziari della Repubblica di Genova dal 1660 al 1710 offrono un totale di 4847 banditi identificati: le zone più pericolose sono la giurisdizione del Polcevera, con 438 segnalazioni, quella di Novi, con 272, e quella di Ovada, con 183.

Tale conta non è sempre facile, in quanto alcuni fuorilegge sono capaci di ottenere un certo sostegno dal potere politico di turno.

 Giuseppe Musso, ad esempio. Detto “u diaou” per la crudeltà, era capo assieme al fratello Niccolò, “u diaou piccin”, di una banda attiva nella Valbisagno, zona di Molassana, da fine ‘700. Durante l’assedio di Genova del 1800, u diaou ed i suoi si schierano con gli austriaci, guadagnandosi il permesso di fermare e depredare le carovane di rifornimento dei francesi.

I Guasco di Francavilla Bisio sono invece una famiglia nobiliare piemontese. A metà Seicento iniziano una campagna, a metà brigantaggio comune e metà lotta per l’autonomia dal potere centrale genovese. La strategia è diretta: i loro soldati attaccano i commercianti provenienti dalla costa, per poi ripararsi nello Stato di Milano, dominio spagnolo, e nel Monferrato.  Alla fine, i danni all’economia risultano troppo rilevanti, e l’autorità risponde con una spedizione militare composta da soldati corsi ed ausiliari locali.

Crudeli o astuti, nobili o plebei, i briganti della Liguria sono un fenomeno che dal passato remoto arriva nel nostro mondo moderno. Una delle loro imprese, infatti, è datata 30 maggio 1946. Quel giorno, il giovane Sandro Pertini viene fermato e derubato da due uomini della Banda Manzo mentre percorre il Passo del Bracco, in provincia di La Spezia. Bottino della rapina, un orologio d’oro, una pistola e diciottomila lire.

Matteo Clerici

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