DEL “CAF” ORMAI NON È RIMASTO PIÙ NESSUNO, SE NON IL RICORDO

Una stagione politica definitivamente consegnata alla storia. Solo chi verrà dopo di noi saprà dare il suo giudizio su ciò che sono stati veramente gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso

Ieri (6 luglio 2023) è mancato Arnaldo Forlani che con Bettino Craxi e Giulio Andreotti aveva fatto parte negli anni Ottanta di un triumvirato politico che mirava a creare una forte area centrista di governo, sia per contenere a sinistra il P.C.I., sia per isolare a destra il M.S.I.. Si era infatti all’alba di una stagione di grandi cambiamenti

Eravamo nel 1989 e di lì a poco, il 9 novembre, sarebbe caduto il “Muro di Berlino”, ma l’aria del cambiamento era già respirabile nelle stanze del potere come nella nella società civile e così nel maggio del 1989 a Milano, durante il 45° Congresso del P.S.I. (13/18 maggio 1989 – area ex Fabbrica Ansaldo) tra Craxi, Andreotti e Forlani viene sancito un accordo, che sostanzialmente era già nato a Palermo nel 1981 durante il 42° congresso del P.S.I. (22/26 aprile 1981) con il cosiddetto “Patto del Camper”, che mirava a creare una forte area di centro per dare un governo stabile al Paese.

La caduta del “Muro” fece nel contempo crollare anche il quadro geopolitico internazionale con grandi ripercussioni sull’Italia il cui sistema politico, sin dalla fine del Secondo Conflitto Mondiale, era monopolizzato dal dualismo tra il Partito Comunista e la Democrazia cristiana, partiti per loro natura definiti a “legittimazione esterna” per i loro legami il primo con l’U.R.S.S. e il secondo con gli U.S.A., anche se il P.C.I. nel 1976 tentò infruttuosamente con Enrico Berlinguer di prendere le distanze dal regime sovietico, spostandosi su posizioni riformiste e democratiche.

Tra questi due blocchi, che rendevano ingessato il nostro sistema politico, nel 1981, grazie anche alla nuova leadership nel P.S.I. di Bettino Craxi, eletto segretario del partito nel  sopra citato Congresso di Palermo con il 70% dei consensi, venne costituito tra democristiani, socialisti, socialdemocratici e repubblicani il cosiddetto “Pentapartito”, nel tentativo appunto di creare una nuova area politica, nella quale la Democrazia cristiana apriva la porta ai “partiti laici”, sino a quel momento marginalizzati nella politica nazionale, facendoli sedere con pari dignità sui banchi del governo.

Una innovazione politica questa non di poco conto e che negli anni Ottanta vide, per la prima volta nella storia repubblicana, a Palazzo Chigi un Presidente del Consiglio dei Ministri non democristiano.

Il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, nella primavera del 1981 conferì infatti l’incarico di formare un governo a Giovanni Spadolini, segretario del P.R.I., che, succedendo ad Arnaldo Forlani, rimase in carica dal 28 giugno 1981 al 28 novembre 1982, cedendo poi per alcuni mesi lo “scettro” del comando ad Amintore Fanfani, dopo il quale però, il 4 agosto 1983, salì al potere un altro non democristiano, il socialista Bettino Craxi che inaugurò una politica, all’epoca definita “rampante”, rimanendo ininterrottamente in sella sino al 18 aprile 1987.

Ormai il seme del rinnovamento e dell’alternanza nella politica italiana era stato gettato, ma il 17 febbraio 1992 con l’arresto di Mario Chiesa a Milano scoppia di “Tangentopoli” e il “Pool Mani Pulite” di Milano con le sue inchieste svela una rete di collusione tra affari e politica che vede sul banco degli imputati in primo luogo i nomi più illustri del CAF.

Nasce un processo mediatico che vedrà entrare in modo dirompente nell’agone politico – disdicendo la ben nota Teoria della Divisione dei Poteri di Montesquieu – la Magistratura e che porterà alla metà degli anni Novanta alla scomparsa dei vecchi partiti storici.

Il vecchio P.C.I., che il 3 febbraio del 1991, dopo la “svolta della Bolognina” (21 marzo 1989), con Achille Occhetto, aveva assunto il nome di Partito democratico della Sinistra (P.d.S.), l’unico partito che, con il “caso Greganti” e al sistema delle cooperative, era riuscito ad uscire semi indenne da quello scossone giudiziario, pensava, avendo tolto di mezzo gli ingombranti socialisti, di avere finalmente la strada libera per conquistare Palazzo Chigi, ma aveva fatto male i suoi conti.

A sbarrargli la strada fu un outsider della politica, Silvio Berlusconi, grande amico di Bettino Craxi, che il 30 novembre del 1993 annuncia la sua discesa in campo e in meno di quattro mesi mette in piedi un partito, Forza Italia, cha alle elezioni del 27/28 marzo 1994, alleata al nord con la Lega e al Sud con Alleanza nazionale, sbaraglia tutti e vince le elezioni.

Gli eredi del vecchio P.C.I. si vedono così, di punto in bianco, e nel modo più inaspettato portare via da sotto il naso una vittoria che già pregustavano come propria, ed inviperiti iniziano una battaglia senza esclusioni di colpi, più sul piano giudiziario che non su quello politico, per distruggere un avversario che consideravano un “parvenu” della politica.

Una battaglia che il vecchio P.C.I. forse non avrebbe perso (anzi nemmeno iniziata!), se all’epoca della “svolta della Bolognina”, invece di inventarsi un partito nuovo, anzi un nome nuovo, avesse ricomposto la storica scissione di Livorno del 1921 (XVII Congresso del Partito Socialista Italiano – 15/21 gennaio 1921) e avesse di nuovo dato vita ad un grande partito di matrice socialdemocratica!

Ma così non è stato e quella battaglia che gli eredi del vecchio P.C.I. la iniziarono nel 1994, più che altro coinvolgendo temi scandalistici e usando le aule giudiziarie, sta proseguendo ancora oggi, logorando il nostro Paese, anche se ormai tutti gli esponenti del CAF, ultimo dei quali oggi Arnaldo Forlani, e appena un mese fa (12 giugno 2023), il prodotto politico più illustre di quella stagione, Silvio Berlusconi, sono per sempre scomparsi dalla scena politica.

Negli anni Novanta scrissi un volumetto sulla “Stagione del Pool Mani Pulite di Milano”, entusiasmato dalle indagini di Antonio Di Pietro che con le sue arringhe praticamente svelava degli intrecci che comunque, chi a quei tempi faceva politica, ma anche la gente comune, sapeva ed intuiva.

A quei tempi mi sembrava di vedere apparire all’orizzonte una nuova stagione politica che, sia pure nel mio piccolo, auspicavo ed aspettavo. Una stagione politica che invece deve ancora vedere la luce. Se tornassi indietro quel volumetto, che comunque non era un best seller, non lo scriverei più anche se il 1992 per la storia del nostro Paese è stato un anno discriminante.

Quello che oggi è più importante, ma lo era anche ieri, e non a caso lo diceva il Mazzini, è creare un nuovo senso di cittadinanza attiva, a partire da una partecipazione consapevole e istruita della gente comune, perché, come anche citava il sociologo ed economista britannico, William Beveridge, “l’ignoranza è un’erbaccia a che nessuna democrazia piò permettersi di coltivare nel suo orto”.

Pena la morte dell’orto.

Gian Battista Cassulo *

IL TUTTO A PARTIRE DALLA SCUOLA!

(*) L’Autore è stato tra il 1994 e il 2010 Cultore della Materia “Partiti politici e Gruppi di pressione” presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Genova

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