L’ultimo bivio di Gianni Caccia, del quale su queste pagine avevamo già dato notizia, è l’ultimo capitolo della trilogia dedicata al professor Konrad Jaeger, insegnante di greco e lettere classiche austriaco trapiantato nell’Oltregiogo. Oggi Andrea Macciò, noto cultore dell’editoria locale, ci invia questa “recensione panoramica” sull’attività letteraria di Gianni Caccia, che noi molto ben volentieri pubblichiamo.

Un personaggio originale e talora contradditorio, che ha un rapporto privilegiato con il territorio appenninico nel quale ha scelto di abitare, affetto da varie manie e fobie e affascinato dal mistero. Il territorio delle “Quattro provincie” è il vero protagonista dei racconti di Caccia.
Il suo personaggio è in contatto con un gruppo di persone che si definiscono “gli speciali” e che custodiscono questi luoghi appartati dell’Italia con la funzione di mantenere in “equilibrio” un mondo che sembra stare andando alla deriva.
Anche l’eccentrico grecista Jaeger diventerà uno di loro?
L’ultimo bivio è una trilogia, che inizia con un racconto, “Lo speciale eccentrico” che presenta elementi di giallo e mistery, sempre ambientato tra le colline della Val Lemme, Novi e le montagne dell’Oltregiogo. Il secondo “Il passaggio del testimone” vede Konrad attraversare il difficile periodo del lockdown e dell’apertura e chiusura a singhiozzo delle scuole, mentre sullo sfondo continua la storia dello “speciale eccentrico” delineata nel primo capitolo.
Con “Rerum Antiquarium” l’autore ambienta il racconto in un futuro prossimo inquietante e distopico, con le città costiere messe a rischio dal cambiamento climatico e dall’innalzamento del livello del mare, l’informazione controllata da un’unica centrale di potere chiamata “Il dominio” e la democrazia ridotta a simulacro di sé stessa. A tenere insieme i tre racconti, la storia del controverso rapporto tra Konrad e la compagna Fede, di alcuni anni più giovane ed esperta informatica, messa a dura prova dalle continue “parentesi” che il professore si ritaglia con altre donne, storie a volte occasionali a volte “giustificate” dallo stesso con ragioni legate al suo amore per la “grecità” almeno sino all’isolamento volontario che vivono nell’ultimo racconto. Il destino di Konrad è quello di diventare “speciale”?
La trilogia è autoconclusiva, anche se la lettura dei due libri precedenti facilita la comprensione di molti riferimenti. Il libro è un viaggio ricco di riferimenti simbolici, il personaggio di Konrad può essere letto come una sorta di alter ego dell’autore che “parla” attraverso di lui. Un collante fortissimo è sicuramente il legame con il territorio della Quattro Provincie e la necessità di salvaguardare queste zone quasi incontaminate dell’Appennino è dipinta come essenziale per mantenere in equilibrio un mondo alla deriva.
Nel secondo e nel terzo racconto, pur in forma simbolica e metaforica, sono abbondanti i riferimenti all’attualità sociale e in senso lato politica, che culmina nel mondo distopico disegnato in Rerum Antiquarium. Per la prima volta, afferma il professore nel libro, il cambiamento sociale e la distruzione dell’antico rischiano di portarci non verso un’evoluzione, ma verso una sorta di vuoto.
E l’isolamento nella “casa delle vacanze” in montagna rappresenta forse una sorta di esilio volontario necessario a mantenere l’equilibrio, con la compagna Fede a rappresentare una sorta di principio di realtà. Molto interessante anche il modo nel quale l’autore delinea il rapporto controverso, ma incrollabile, tra i due protagonisti. Un libro dai molti livelli di lettura possibili, nei quali il territorio dell’Oltregiogo è protagonista.
Andrea Macciò