Beigua, il telefono per lasciare i pensieri nel vento

“The answer my friend is blowin in the wind”, cantava Bob Dylan nella sua celebre canzone, che, nella versione italiana di Mogol, diventava “risposta non c’è, o forse chi lo sa, caduta nel vento sarà”.
Quante volte nella vita ci siamo fatti domande alle quali fatichiamo per trovare, a volte senza risultato, una risposta? Quante volte avremmo voluto parlare con chi è lontano da noi, o con chi, dei nostri cari, non c’è più?

Le montagne, grazie al loro protendersi verso il cielo, hanno sempre avuto un ruolo speciale per la spiritualità e per collegare “i due mondi” e questo i gestori del rifugio Pratorotondo lo hanno capito e, complice una lettura, hanno deciso di installare un telefono “senza fili” nei pressi della loro struttura, dove i monti del Beigua incontrano l’orizzonte del mar Ligure: “questo telefono, non collegato, trasporta le voci nel vento“, spiegano i gestori in un foglio sul telefono grigio un po’ retrò, “le persone che hanno perduto una persona cara possono alzare la cornetta e affidare al vento le parole a chi non c’è più”.

“ci è stato ispirato da un luogo che realmente esiste nel nord est del Giappone” spiegano, “in cui chi vuole può recarsi e alzando la cornetta parlare con le persone che non ci sono più… affidando appunto le parole al Vento”. Il libro che ha dato l’ispirazione è “Quel che affidiamo al vento” di Laura Imai, scrittrice e docente universitaria italiana residente a Tokio, e tratta appunto di Bell Gardia, un luogo in Giappone dove ogni anno tantissime persone si ritrovano per lasciare il loro pensiero nel vento.

Una bellissima iniziativa che sicuramente farà colpo sui tantissimi escursionisti o semplici turisti di passaggio che animano da sempre la cima del Beigua, e che ora avranno anche la possibilità di lasciare nel vento un loro pensiero, nella speranza che i venti che spesso soffiano sulle cime possano portarlo, il più presto possibile, al destinatario.

3 Replies to “Beigua, il telefono per lasciare i pensieri nel vento”

  1. In questo terribile momento in cui i parenti delle vittime sono impossibilitati a dare anche solo l’ultimo saluto ai propri cari, bisognerebbe che ce ne fosse uno nelle campagne di ogni città colpita dal covid19.

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