IL DISPREZZO PER IL TERRITORIO

Il dissesto idrogeologico della Liguria ed in particolare dell’area metropolitana di Genova, nonché dell’Appennino ligure/piemontese in particolar modo nello storico comprensorio dell’Oltregiogo genovese, non sta insegnando nulla

A Genova c’è un partito più forte di tutti. È un partito trasversale e raccoglie gli interessi più diversi ed è talmente radicato sul territorio che, anche se porta danni e distruzioni, continua sempre a far sventolare le sue bandiere: è il “Partito del Mattone”. Ovvero quel partito che ha favorito e sostenuto la copertura (“tombinatura”) dei numerosi rii che dalle colline retrostanti la città si gettano nel mare. Rii quasi inesistenti nei periodi di magra, rii che diventano bestie feroci quando le piogge si fanno insistenti. E così allagamenti, frane, e crolli di palazzi costruiti da quello stesso “Partito del Mattone” producono immani macerie.
Ha forse insegnato qualcosa la grande alluvione del 2011, quando il rio Fereggiano fece sentire dalle viscere della terra la sua paurosa voce reclamando gli spazi sottrattigli dalla cementificazione selvaggia degli anni Settanta? E le frane che stanno assediando Genova alle sue spalle – che hanno chiuso per mesi al traffico strade storiche come l’ex Strada Statale 35 Bis dei Giovi in località Borgo Fornari e che ancora stanno limitando i collegamenti tra Piemonte e Liguria sull’ex Strada Statale del Turchino tra Rossiglione e Ovada e quella che oggi sulla Strada provinciale n. 41, sta tagliando fuori Tiglieto e tutta l’Alta Valle dell’Orba – stanno forse preoccupando la classe politica genovese sul versante della protezione del sistema idrogeologico delle montagne alle sue spalle?
Ci sentiamo di dire di NO, vista la recente proposta dell’Amministrazione comunale dell’ex Superba di dare l’OK ad una variante al Piano Urbanistico Comunale (P.U.C.)per permettere la realizzazione di un insediamento urbanistico sulla collina di Vesima, come si evince da un comunicato di “Europa Verde – Verdi” che ci è giunto in redazione a firma di Luigi Fasce e Angelo Spanò e qui di seguito pubblichiamo.
A Genova c’è qualcosa che non funziona e le conferme giungono dai fatti del “Morandi”, dove ancora oggi non si sa chi ha sostenuto gli oneri per la sua ricostruzione e sulle ritrosie della civica amministrazione a costituirsi parte civile nel processo per il crollo del viadotto sul Polcevera.
Stretta lingua di terra tra mare e monti” citava il grande poeta Camillo Sbarbaro, parlando della Liguria e in particolare di Genova. A noi ci verrebbe oggi da dire: “Stretta lingua di terra tra frane e speculazioni”.
Gian Battista Cassulo 
 

ECCO IL COMUNICATO DI “EUROPA VERDE – VERDI”

“Mentre cittadini e cittadine di Vesima da anni segnalano rischi idrogeologici, frane, smottamenti, l’assenza di servizi pubblici, incuria per viabilità e trasporti il Comune di Genova fa orecchie da mercante e non fa nulla, pur istituzionalmente competente, per rispondere ai bisogni della cittadinanza di Vesima, mentre invece ha orecchie attente all’ennesimo progetto di costruzione di edilizia sulle colline di Vesima ad esclusivo interesse di privato cittadino.

L’aggravante è che assecondare le richieste del marchese Cattaneo si mette mano a una variante del Piano Urbanistico Comunale (PUC), valido per l’intera città di Genova che scardina i suoi principi basilari che vietano   di costruire nuovi edifici in collina e sul mare ma solo sul già costruito.

Principio storicamente acquisito dal PUC dopo le catastrofiche alluvioni subite dalla cittadinanza nel passato già a partire dagli anni 70 del secolo scorso.

Se passa la variante al PUC così intesa si apre la possibilità di riprendere la costruzione di abitazioni in ogni anfratto del territorio genovese, invece di contrastare i disastri idrogeologici sul nostro territorio come frequentemente ci mostra la TV. Questa modifica del PUC della Giunta Bucci ci pare in tutti i sensi 

un gran brutto segnale.

Ci chiediamo inoltre com´è possibile che nel nostro Paese manchi totalmente la cultura e il rispetto per il territorio, una devastazione che perdura da almeno sessant´anni a cui non abbiamo messo freno.

Devastazioni che non ci hanno insegnato niente e di cui paghiamo prezzi altissimi; basti guardare alle trasformazioni, spesso selvagge, delle nostre città e delle periferie per rendersi conto che il cemento e l´asfalto avanzano sempre di più, mentre scompaiono le superfici naturali.

L´inesorabile avanzata del cemento è un fenomeno europeo ma per entità degli interventi e durata nel tempo è soprattutto italiano.

Modificando le funzioni del suolo si provoca la perdita di terreni fertili e di biodiversità, la frammentazione dei paesaggi e, cosa ancor più grave, una ridotta capacità di assorbire l´acqua con il conseguente rischio d´inondazioni devastanti che, infatti, si ripete sempre più frequentemente e non più´ sporadicamente.

agricoltura è espropriata dei suoi terreni, che sono visti come una risorsa da depredare per consentire a pochi di accrescere le loro rendite immobiliari; è urgente cambiare rotta, soprattutto considerando che le esigenze urbane potrebbero essere soddisfatte con la riqualificazione delle aree in disuso piuttosto che con nuove costruzioni.

La vicenda del quartiere di Vesima ci vede dalla parte di cittadine, cittadini e comitati, associazioni ambientaliste e della società civile pronti con loro ad opporci decisamente al contingente progetto edilizio “Cattaneo” ma soprattutto alla modifica del PUC che darà l’avvio al diffondersi di altre speculazioni edilizie deleterie

per il nostro territorio.

Luigi Fasce        Europa Verde – Verdi

Angelo Spanò    co-portavoce metropolitano di Europa Verde – Verdi

Il filmato sulla fermata di Genova – Vesima è stato tratto dal calendario FS del 2014. Nel filmato sopra uno spezzono di un nostro reportage sulle frane che hanno assediato e stanno assediando Genova alle sue spalle, tagliandola praticamente fuori dal suo naturale retroterra: l’Oltregiogo

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